L’onorevole Enzo Fasano ha pochi dubbi: per conquistare il Comune di Salerno tocca correre uniti, puntare su un nome forte, costruire nuove prospettive e nuove progettualità per una città “allo sbando”.
Onorevole, il centrodestra salernitano riuscirà ad arrivare al voto compatto?
“Ci sta provando: posso dire che c’è la volontà comune e condivisa di arrivare ad un candidato unico”.
Allo stato però ogni partito ha il suo candidato…e ci sono già due candidati d’area.
“Secondo me il candidato unico non sarà un problema. Lo schema del resto è quello solito: non dobbiamo far altro che accompagnare un processo. Oggi a Roma (ieri per chi legge, ndr) si sono riuniti i nostri vertici per scrivere gli emendamenti al Recovery Fund: si è parlato anche del voto nelle città capoluogo più importanti. Ci sarà un canovaccio, e il discorso sarà legato a questo. Dopodiché nessuno potrà opporsi. Io sono abbastanza fiducioso, non mi attacco al carro di nessuno. Per me il centrodestra è un valore, e quindi posso affermare che sicuramente sarò da questa parte. Altri, non so”.
Intanto però, indipendentemente dalla coalizione, in campo ci sono già due candidati d’area: Antonio Cammarota e Michele Sarno.
“Sono aspirazioni che non mi sento di condannare. Ma chi si sente di fare un passo in avanti, e l’ha fatto, deve avere pure la forza di aggregare: se questa forza non c’è, non premia fare la figura di chi, pur di fare il consigliere senza misurarsi con le preferenze, mette su una lista e si candida a sindaco. Cosa sicuramente lecita, non è certo un delitto. Ma non va bene. Nessuno può scoraggiare i singoli: ma tra noi, nel centrodestra, non sarà così”.
Salerno è davvero pronta per un progetto politico alternativo al deluchismo? Dalle ultime regionali sembrerebbe di no.
“Anche a mio parere sembrerebbe di no. Ma le battaglie vanno fatte. È evidente che ci troviamo di fronte ad una corazzata che ha tutta la forza e la potenzialità per replicare con un 2-0, dopo l’1-0 delle Regionali. Il voto però è mobile e le situazioni cambiano. E del resto la situazione a Salerno è particolare”.
Nel centrosinistra c’è qualche malcontento. E diversi consiglieri uscenti stanno ormai quasi apertamente negoziando con altre liste di sinistra o addirittura del centrodestra.
“In maggioranza ci sono fin dall’inizio 5 o 6 consiglieri che, per diversi motivi, non hanno molto a che fare con quel mondo o non vi si riconoscono più. Ma sembrano più persone che hanno chiuso con la famiglia De Luca che soggetti capaci di dare vita ad un fronte politico vero. Io credo che bisogna partire dal centrodestra che, per quanto debole, è la cosa più seria che c’è in termini politici. Poi sui numeri si può ragionare”.
In che senso?
“Nel senso che è giusto anche aprirsi il più possibile, per cercare di tirare dentro un ragionamento programmatico questi soggetti cui si faceva riferimento, ma anche altri pezzi di città che si sono negli anni assuefatti, che oggi stanno uscendo dalla narcotizzazione”.
Tutto questo quindi apre uno scenario nuovo rispetto alle regionali?
“Ricordiamoci che non è candidato De Luca in prima persona: abbiamo un candidato sindaco politicamente inesistente, che ha dimostrato di non avere un briciolo di autonomia, chiuso in un involucro, incapace di fare niente. Molti tra quanti l’hanno sostenuto, non sono oggi disposti a ripetere l’esperienza. Rispetto alle regionali quindi le condizioni sono diverse. La città del resto è arretrata su tutti i fronti, è trascurata, abbandonata, ultima nelle classifiche serie sulla vivibilità, sporca, senza una spinta culturale o programmatica. Salerno è una città che si sta spegnendo. Solo chi è agganciato al carro del deluchismo trova ancora un motivo giusto per sostenerlo, altrimenti c’è voglia di cambiare. Noi dobbiamo essere intelligenti nel trovare una sintesi sul nome, che sarà decisivo per chiudere il cerchio”.
E Forza Italia? Si presenterà compatta? Ritroverà una sua unità interna?
“Vero, anche da noi non è che i problemi manchino. Ma ritengo di sì. Io nel mio piccolo farò tutto quello che posso per arrivare al voto compatti”.
(Articolo pubblicato su Il Quotidiano del Sud del 15 dicembre 2020)