Ribadisce che appoggerà il sindaco uscente Enzo Napoli (nelle cui liste di appoggio dice di aver indicato due candidati): ma bacchetta il PD, che ancora una volta non si presenta con il simbolo; rivendica più attenzione per le periferie; lamenta un consumo eccessivo di suolo “che francamente inquieta”. Alfonso Andria, lunghi trascorsi in politica (al Comune, dove è stato consigliere comunale e candidato a sindaco contro Vincenzo De Luca nel 2006; in Provincia, dove è stato a lungo presidente; al Senato della Repubblica e al Parlamento europeo): il suo primo pensiero dopo l’ufficializzazione di candidature e liste.
“Troppi candidati, sia a sindaco che al Consiglio comunale. Altrove non accade. Questo determinerà immancabilmente una dispersione del voto notevole, che naturalmente influirà sul risultato complessivo”.
Dal punto di vista politico, invece, quali considerazioni ne trae?
“Avendo una tessera di partito in tasca, quella del PD, ovviamente propendo per la formazione più vicina al mio orientamento: sosterrò e farò sostenere il sindaco uscente Enzo Napoli. Nelle cui liste, peraltro, ho suggerito due candidati. Ma continuo a non capire la ragione per la quale il simbolo del Partito democratico a Salerno, da decenni, fin dalla fondazione, non compaia sulla scheda elettorale. Alle elezioni regionali però, il simbolo sistematicamente c’è: è evidente che questo è funzionale ad un disegno”.
Questo in tempo di crisi dei partiti, sicuramente non aiuta
“Sicuramente può capitare che l’elettore prenda una decisione diversa, ed è un peccato che si perdano dei consensi. Non siamo in un piccolo comune di mille abitanti, ma nel secondo capoluogo della Campania, che meriterebbe una risposta differente”.
Avrà influito la circostanza che parte del Pd sostiene Elisabetta Barone?
“C’è stato un distinguo nell’ultima fase della consiliatura che ha portato a questo allontanamento di alcuni consiglieri. Espressioni della maggioranza che si sono diversamente collocati, come pure espressioni della minoranza che, bellicosamente, hanno disimpegnato il compito di oppositori per candidarsi a sostegno di Napoli. È una cosa difficile da interpretare. Appartengo, e lo dico con un certo rammarico perché attiene al mio dato anagrafico, ad una generazione differente, che guardava la politica come ad un momento di grande impegno e di grande servizio alla comunità. Non ho mai fatto il saltimbanco”.
La preoccupa la candidatura di Elisabetta Barone?
“È una candidatura di grande dignità verso la quale manifesto molto rispetto. Una candidatura robusta, di una donna impegnata nell’educazione, nell’istruzione, in cui emerge; nell’associazionismo cattolico dove parimenti ha avuto ruoli di grande responsabilità. Tra le candidate a sindaco mi pare sia la persona che più può emergere e rappresentare una alternativa al governo cittadino uscente. Una donna che non è stata in passato impegnata in politica, ma che oggi ha deciso di farlo partendo dal primo scalino, quello del servizio nell’istituzione locale. In qualunque ruolo svolgerà questo servizio, sarà un arricchimento per la città, per la comunità e per il territorio ma soprattutto per il dibattito democratico”.
Cosa ha funzionato e cosa non ha funzionato nell’impegno di Enzo Napoli per la città? Quali i suggerimenti che darebbe?
“Non voglio assolutamente impartire lezioni a nessuno, non ne sono in grado. Di Enzo Napoli ho apprezzato innanzitutto la cifra molto discreta del suo modo di essere nell’istituzione, nella politica, tra la gente: senza spocchia, senza arroganza, sempre con parole molto appropriate. Sono consapevole che la città è difficile, i problemi sono notevoli e si sono aggravati nell’ultimo periodo a causa dell’emergenza Covid. Non ho ricette: suggerisco solo di guardare alla città in modo omogeneo. Le periferie hanno bisogno di uno sguardo un po’ più lungo e più profondo. Lo meritano, perché non abbiamo cittadini di serie A e di serie B: abbiamo cittadini di Salerno con pari diritti. Conoscendo Enzo Napoli sono certo che se il corpo elettorale lo rieleggerà sindaco, saprà dare una risposta anche a questi problemi che nell’ultimo periodo sono stati abbastanza significativi. Quindi uno sguardo più profondo e più lungo alla città intera: Salerno è cresciuta e si è sviluppata con una dose di nuovi fabbricati che francamente avrei un po’ più limitato. Si percepisce una occupazione e un consumo di suolo secondo me superiore anche a quello che è il fabbisogno abitativo in città. Un dato che sta caratterizzando Salerno che non è sempre positivo: è bene prevedere una crescita, ma quando è di queste dimensioni e così smisurata, francamente inquieta un po’”.
(Articolo pubblicato su Il Quotidiano del Sud del 10 settembre 2021)