Dalla satira politica e dall’ironia social tagliente e irriverente alla politica attiva: i Figli delle Chiancarelle si presentano – e presentano il loro candidato a sindaco, Oreste Agosto, sparando ad alzo zero sul sistema deluchiano e sull’amministrazione uscente. E presentando un programma – nero su bianco in un volume “provvisorio” di oltre cento pagine – che spazia dall’urbanistica alla manutenzione, dai servizi allo sviluppo, dalla portualità al turismo e alle manifestazioni. Ad illustrarne i punti salienti, ieri, con il candidato sindaco Oreste Agosto, Pino Vuolo (tra gli autori del programma) e Mimmo Florio.
Parte da lontano il candidato sindaco, ed annuncia di voler ripristinare il logo della “Hippocratica Civitas” (cestinando quello di Vignelli) per fermare “la logica deluchiana di cancellare l’identità storica, culturale della millenaria città di Salerno”. Quindi, la “nuova visione” di città, “equa e giusta”, che punta ad offrire “lavoro in pari dignità per tutti”.
Taglio dei tributi locali e risistemazione del bilancio comunale col supporto di una commissione formata da tre magistrati (con conti comunque in ordine, assicura Mimmo Florio, “tagliando le fritture su direzione artistica del Verdi, Luci d’Artista, società partecipate”), riconversione del porto commerciale in turistico, riproposizione dei Progetti Mondo del Centro storico (“finanziati dall’Unione Europea – ha spiegato Vuolo – ma con i finanziamenti dirottati su Piazza della Libertà e sul Trincerone”). In particolare, l’idea è di recuperare il Convento di San Francesco e Palazzo San Massimo, per riportare in città l’Università (“il Rettorato, una Facoltà o addirittura un Dipartimento”), ospitare la Fondazione Europea della Gioventù e destinare altri contenitori, nel Centro Storico come nella zona orientale, a residenze universitarie (“Per riportare in città i giovani”).
“Al nostro programma – ha concluso il candidato a sindaco – hanno contribuito anche Italia Nostra, Ali per Salerno e Liberamente Insieme, poi confluiti in un’unica lista. Non puntiamo a grandi opere che poi vengono abbandonate, si pensi alla pista ciclabile che avrebbe dovuto collegare il capoluogo con la Piana del Sele; o alla metropolitana, costata cento miliardi, che è un treno che passa ogni 40 minuti. Non ne abbiamo bisogno: servono solo a far propaganda”). Meglio insomma puntare su piccole cose che poi tanto piccole non sono: recupero del patrimonio storico, stop al consumo di suolo e al parcheggio di piazza Amendola, più attenzione ai rioni collinari con una rivisitazione anche della viabilità per agevolarne l’accesso, rivoluzione nel sistema di raccolta dei rifiuti (“il nostro servizio di raccolta è il più caro d’Italia”), riduzione delle strisce blu, hub degli autobus spostato da via Vinciprova all’area limitrofa al Grand Hotel Salerno, parcheggi silos nei punti strategici della city, stop alle Fonderie Pisano.
Stoccate anche sui progetti non completati, come il Porto turistico del Gruppo Gallozzi. “Dov’è il ponte di Calatrava?”, ha chiesto Florio.
(Articolo pubblicato su Il Quotidiano del Sud del 18 settembre 2021)