Una premessa è assolutamente doverosa: la posizione di classifica della Salernitana impone un rigoroso “serrate i ranghi” a difesa della categoria. Non è tempo di accuse e polemiche: ci saranno modi e circostanze, a bocce ferme – pardon, a pallone fermo – per tirare le somme e rendere pane al pano e vino al vino.
Del resto – ed anche questa considerazione è assolutamente doverosa – i nuovi innesti, pur mancando ancora qualcosina di qualità soprattutto al centro della difesa (in alternativa a Ferrari, ma non solo: anche per tentare di riportarlo nella sua posizione naturale) sembrano a tutti gli effetti idonei a colmare le lacune della prima parte del torneo. Per di più, si tratta di calciatori motivati, desiderosi di emergere che, in più di un caso, si sono già ottimamente integrati: il che non guasta nella situazione in cui si trovano i granata.
Chiuse le doverose premesse – prevalenti e assorbenti, scriverebbe un legale – qualche obiettiva considerazione sulle parole di patron Iervolino, nell’ultima rara intervista, tocca farla.
Più che di intervista, possiamo innanzitutto parlare di monologo in perfetto stile deluchiano, o giù di lì, giacché a mantenere il microfono e a porgli domande, c’era l’addetto stampa della Salernitana: un eccellente professionista, senza ombra di dubbio, ma in macroscopico conflitto d’interessi nella circostanza. Ma anche patron Iervolino – ormai lo si è capito – come De Luca ama i monologhi, non certo il contraddittorio.
Ma veniamo alle parole dell’ex presidente, ché è quello che interessa in questo frangente: un concentrato di errori, di mezze verità, di imprecisioni, ma anche di dubbie asserzioni e di fumosi progetti.
Gli errori il patron li ha confessati senza giri di parole. Non sono pochi: si è affidato a non-professionisti, a manager sprovveduti, a uomini con scarsa (eufemismo) dimestichezza col mondo del calcio. Non solo: l’entourage si è arricchito (e continua ad arricchirsi) di “neofiti”, “inesperti”, figli di…, personaggi coreografici e disfunzionali che alla causa della Salernitana, ancor oggi, possono portare la propria busta paga e nulla più.
Tocca riflettere su questi errori, giacché, se hanno segnato il passato, non sono sono certo scomparsi all’orizzonte: se se ne vuol far tesoro, è bene che lo si faccia davvero e subito.
Le mezze verità: “La Salernitana non ha debiti perché ho sempre messo io tutte le risorse”. L’ultimo bilancio della Salernitana segna un rosso pari a 41,4 milioni di euro. Si tratta del secondo esercizio della gestione Iervolino che si chiude in rosso (del primo, il 2021/22, può risponderne solo in parte, da gennaio, dopo i mesi in mano al trust).
Spulciando tra i numeri, se ne ricava una esposizione debitoria per 98,9 milioni di euro (erano 86,7 milioni al 30 giugno 2022), e l’indebitamento finanziario netto è pari a 29,9 milioni, anche alla luce di un nuovo finanziamento sottoscritto ad ottobre 2023 con Banca Generali, per 15 milioni di euro.
Certo per tenere in equilibrio la situazione Iervolino è intervenuto a più riprese versato nelle casse del club circa 98 milioni di euro (inclusi i dieci per l’acquisto dal trust). Ma non è vero che la società non ha debiti, tanto più se si considera, che anche a margine della campagna di rafforzamento, non c’è un “parco calciatori” in cui confidare per mettere a posto i conti e costruire il futuro.
I club di calcio vivono soprattutto di plusvalenze: a giugno la Salernitana avrà poco o nulla da valorizzare: tutta da scoprire la filosofia gestionale che caratterizzerà l’ennesima rifondazione, giacché la squadra è stata allestita quasi esclusivamente con calciatori in prestito, che rientreranno nelle rispettive società.
Se fin qui le campagne acquisti – su precisa e tassativa indicazione proprio del presidente Iervolino – sono state condotte con l’inderogabile indicazione “prima le cessioni”, a giugno andrà anche peggio. Si potrà acquistare solo se si mette mano al portafogli: è lì le mezze verità (o se si preferisce le mezze menzogne) verranno alla luce e saranno sbugiardate alla luce del sole.
Le imprecisioni del patron attengono le polemiche e gli atteggiamenti: “Mi sono defilato per evitare polemiche e lavorare. Ho disatteso gli obiettivi, non gli impegni”. I fatti e la storia raccontano ben altro, purtroppo: l’allontanamento del patron lungi dall’attenuarle, le polemiche le ha alimentate come benzina sul fuoco, giacché è sistematicamente mancata la voce dell’autorevolezza, della forza e della credibilità. I tanti galli nel pollaio hanno fatto il resto. Quanto ad obiettivi ed impegni, i primi sono stati sicuramente fumosi, i secondi impercepibili. Del famoso piano triennale (ormai biennale, con questa stagione che volge al termine nelle modalità che sono sotto gli occhi di tutti) non se ne intravede nemmeno l’ombra. Anzi, per quanto detto sopra, a giugno ci si ritroverà con una squadra totalmente da rifare: si riproporranno incresciosi scenari, del tipo una squadra in ritiro formata da sicuri partenti e giovani della primavera. E stavolta acquisti e nuovi arrivi non potranno in alcun modo essere subordinati alle poche e improponibili cessioni.
Più che probabile – l’illazione è tutta di chi scrive, che se ne assume la piena responsabilità – che anche a giugno, nella migliore delle ipotesi, si riproponga pomposamente un nuovo “piano triennale”, come se questa (pur pesantissima e angosciante) stagione non fosse mai trascorsa.
Stanno tutte qui le dubbie asserzioni e i fumosi progetti, con un unico conforto: giugno sarà il mese della verità. I nodi verranno al pettine. Inesorabilmente.
Che poi – considerazione finale – con il colpevole avallo dei vertici societari, un tal De Sanctis abbia avuto da ridire su un allenatore del calibro di Sousa e su un DS come Sabatini – è asserzione impossibile da commentare prescindendo da gravi e intense complicazioni gastrointestinali. Ma tant’è. Storia e curricula dicono già tanto. Tutto.
Errori pure questi. Se ne faccia tesoro.

Foto: StartMagazine

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *